Roma rinasce sulle nuvole, ma non su castelli in aria

Presentazione di “Roma Arte in Nuvola”, prima fiera internazionale di Arte moderna e contemporanea della città

“Chi non ha sperimentato su di sé l’enorme potenza del niente e non ne ha subìto la tentazione conosce ben poco la nostra epoca.”

Così scriveva il filosofo tedesco Ernst Jünger in “Oltre la linea” (1950) trattando della piaga del nichilismo il cui termine ha assunto una connotazione negativa in quanto descrive, al di fuori dell’ambito filosofico, comportamenti rinunciatari.

Come mai applicare tale concetto a Roma?

È questo quel che ci chiediamo di fronte all’opera di Paolo Grassino “Sulla Linea” (2021) che verrà presentata a “Roma Arte in Nuvola”, la prima fiera internazionale di Arte moderna e contemporanea che si terrà a Roma dal 18 al 21 novembre.

Paolo Grassino, “Sulla Linea”, 2021

A cosa avrebbe rinunciato Roma negli anni?

Ha rinunciato a connotarsi come ‘città-fucina’ di nuovi movimenti artistici rimanendo ancorata al passato, o al vicino presente, con le scuole romane lanciate dalle storiche gallerie come La Tartaruga, La Salita, Il Segno.

Solo negli ultimissimi tempi sembra essersi accorta dei nuovi tumulti che fermentano entro le mura, indagando la sua realtà contingente alla luce di quel che avveniva all’estero: ha così notato la street art, le giovani gallerie, gli spazi no profit, che stanno segnando la rinascita del sistema culturale cittadino.

Anche a queste nuove entità “Roma Arte in Nuvola” si rivolgerà e le ospiterà all’interno del Centro Congressi progettato da Massimiliano Fuksas, prevedendo inoltre l’assegnazione di un premio ad hoc per le neonate gallerie (il Premio “Young” per la miglior galleria under 5).

In tal guisa il direttore generale Alessandro Nicosia e il direttore artistico Adriana Polveroni prevedono di colmare il vuoto dell’offerta culturale che si era creato a Roma.

Quel che ora si può temere è allora, alla luce dell’oramai prossima fiera, la deriva riduzionista del nichilismo, quell’ “inclinazione a ridurre il mondo, con le sue intricate, molteplici tendenze, a un comune denominatore”, a un mero calcolo di tipo economico e commerciale.

Questo è ciò a cui Adriana Polveroni ha voluto porre rimedio da subito dotando “Roma Arte in Nuvola” di due anime: una commerciale –propria della denominazione di “fiera”- e una culturale. Per quest’ultima sono stati organizzati mostre, talk, nonché aree riservate all’editoria specializzata.

La location è la perfetta materializzazione della tensione che soggiace al nichilismo: è frutto di un’idea che tende all’esatto calcolo formalizzante dell’architettura di stampo euclideo. La costruzione nasce difatti dall’idea di Fuksas di voler indagare e capire la geometria delle nuvole; al tempo stesso però, al pari del pittore John Constable, egli non abbandona il romanticismo, la tensione all’evasione dagli schemi e riscopre così la meraviglia (Thauma) perduta dietro la rigidità matematica che -dalle parole dello stesso Massimiliano Fuksas- “non porta bellezza”.

©Archivio-Fuksas, 1999

Ernst Jünger in “Oltre la linea” tratta inoltre dell’altra tendenza del nichilismo, quella del particolare, della frammentazione e dell’atomizzazione che si manifesta anche nel sapere e che genera quella che l’artista Grassino definisce una “frattura sociale e civile irreversibile”: è la frattura tra l’arte e la vita quotidiana della città, tra le istituzioni e le entità culturali.

La parcellizzazione non è in realtà totalmente da stigmatizzare come ostile.

Quando si entra nel labirinto del frammento ‘puoi perderti’ -affermava Jannis Kounellis con la sua opera “Senza titolo (Labirinto) Nabucco” che verrà riattivata a “Roma Arte in Nuvola”- ma al tempo stesso, essendo questo ‘enigmatico’ e ‘misterioso’, recupera la meraviglia perduta nella nostra era.

Jannis Kounellis, “Senza titolo (Labirinto) Nabucco”, ©Ugo Mulas

“Tu entri ed esci dalla stessa porta” ma non sei più il medesimo, sei cambiato, la tua identità è mutata grazie al gioco degli incontri che hai maturato.

Il “gesto giocoso”, stimolato dalla percezione visiva, dona la facoltà di “intervenire direttamente sulla vita reale”.

È questa la missione della nuova fiera che ha come obiettivo quello di dare un sistema al caos segmentato dell’offerta artistica romana in un luogo sì unico, ma al tempo stesso labirintico e atomizzato eppur compatto: questa concezione ha portato alla creazione dell’installazione di Camilla Ancilotto “Ab Ovo” che verrà accolta, non a caso, presso La Nuvola.

Così come composita è l’identità delle opere e della biografia di Camilla Ancilotto, tali anche sono la storia e la realtà israeliana, le cui effervescenze artistiche verranno esibite presso la mostra “Israel Landscape” ove diciassette protagonisti israeliani di nascita o di adozione si confronteranno con il tema dell’appartenenza e dell’attaccamento verso il paesaggio della nazione.

Simbolo per eccellenza del magma creativo ospitato alla Fiera è la medusa di Janet Echelman il cui titolo programmatico è “Noli Timere” -non temere.

Janet-Echelman, “Noli Timere”

La domanda sorge spontanea: cosa si teme? La complessità.

Eppure è proprio in essa che gli artisti, e noi tutti, siamo liberi di costituire i nostri “tentacoli”, le nostre connessioni personali e radici, così da non sentirsi più ‘nomadi’ come sostiene Fuksas ma al tempo stesso non nichilisticamente chiusi in sé bensì con lo sguardo proiettato verso il mondo.

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Giulia Rustichelli
Sommersa da libri, scatole di ricordi e agende, Giulia vive sospesa dal 1996 tra la realtà contingente e Pemberley. Sogna di poter dipingere a fianco di J. W. Waterhouse in un cottage al confine con la Scozia gustando gelato al tè verde.