Autenticità 2.0. Gli NFT e l’aura ritrovata.

Tra bolle di mercato, bave collezionistiche e diritto d’autore: l’opera d’arte nei tempi della sua riproducibilità digitale.

Il mondo del collezionismo, così complesso e alle volte imperscrutabile, ogni anno sorprende tutti con cifre spropositate e acquisti sempre più spregiudicati. Molto spesso l’aumento improvviso delle quotazioni di una determinata opera non appare chiaro nelle sue motivazioni ad un occhio non esperto del mercato d’arte.  

Palette spastiche nel loop senza sosta di alzi e rialzi, sintomatiche della “febbre d’asta” del collezionista più accanito, sono gli strumenti di conquista dell’oggetto del desiderio, l’opera autentica, unica e irriproducibile. Dell’opera d’arte, più e oltre il suo esser opera, è il tratto della autenticità a far gola a questi aggiudicatori seriali dell’Unico – “mio, è solo mio, ce l’ho solo io”.

Ma cos’è che dichiara univocamente che qualcosa è assolutamente unico? Cosa sancisce che è proprio quell’opera l’Opera? Cos’è che incatena il collezionista alla sua ossessione? Non la firma in calce, qualora ci sia, ma un pezzetto di carta: il certificato d’autenticità allegato all’opera, che la descrive nel giro di poche righe, ne indica l’autore e ne espone la storia museale e collezionistica – passaggi di mano in mano e di sala in sala, un pedigree nobilitante che fa schizzare vertiginosamente il prezzo e fa girare la testa ai collezionisti.  

Siamo nel 2021 ed è ormai passato un anno da quando l’epidemia ha costretto tutti nelle proprie case. In questo lungo periodo, non ancora giunto al termine, il digitale ha svolto un ruolo fondamentale e ha escogitato modi sempre differenti ed innovativi per poter sopperire alle necessità di tutti comodamente da remoto.
Sono state soprattutto le criptovalute il nuovo fenomeno mondiale digitale, specificatamente finanziario: milioni di investimenti, non solo da parte di privati, ma anche di grandi aziende che hanno deciso di portare il loro capitale nel regno delle criptovalute e soprattutto dei bitcoin.

Ha fatto presto ad apprendere questa nuova arte di mercato il mercato dell’arte: non poteva rinunciare a trovare il suo posto in questa nuova piazza globale che va via via ampliandosi. Le case d’asta e i collezionisti non vedevano l’ora di riprovare quell’adrenalina che solo una paletta alzata e un martelletto sapevano dare e, dopo la lunga astinenza, hanno accolto con favore nuovi surrogati per soddisfare la brama di denaro delle une e la mania del possesso dell’Autentico degli altri.

Già da qualche mese inizia a circolare la sigla NFT, non-fungible token. È il nuovo certificato dell’era contemporanea, il certificato 2.0. Qualsiasi contenuto digitale – dalla digital e video art al brano musicale – può essere convertito in NFT, creando, in questo modo, un originale d’autore.
L’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità digitale – per dirla alla Benjamin – è privata naturaliter della sua aura: tra uno screenshot e un copia-ed-incolla, la riproduzione dei contenuti digitali è alla portata di tutti. Ma ciò che conta nel collezionismo è l’unicità.
Come fare in un mondo di copie ad ottenere l’opera prima?

Gli NFT sono la risposta a questa domanda. La creazione di un codice virtuale assolutamente non imitabile rende l’opera codificata assolutamente unica, l’unica autentica tra la pluralità di copie che il digitale consente di generare.

Acquistabili con criptovaluta e iscritti in un circuito di blockchain, questi gettoni hanno al loro interno le informazioni inerenti alle opere, ma anche alla loro circolazione e compravendita, informazioni fondamentali per ogni collezionista che si rispetti.
Già esistenti da alcuni mesi, ora iniziano ad avere una risonanza importante grazie alla stratosferica transazione portata a compimento da Christie’s che, appena la settimana scorsa, ha battuto all’asta la prima opera NFT del suo catalogo. Un collage di opere digitali dell’artista americano Beeple ha acquisito un valore d’asta pari a 69 milioni di dollari in criptovaluta. Un prezzo esorbitante per un’opera d’arte, considerando anche il fatto che esistono solo un paio di artisti viventi che assestano il valore di mercato dei loro lavori sull’ordine di queste cifre.

Prezzi che si gonfiano all’inverosimile, gonfi come questa bolla che sono gli NFT, destinata probabilmente a scoppiare da un momento all’altro. Una rapida salita non regolamentata che ha fatto schizzare il prezzo di digital art e altri contenuti in formato digital a cifre talmente inaccessibili che ancora pochi risultano a conoscenza di questo nuovo mercato.

Ma ogni medaglia ha il suo rivolto: bolla a parte, gli NFT possono aprire nuove e importanti strade, non solo per i collezionisti, ma soprattutto per gli artisti.
Grazie a questi codici, i professionisti del digitale possono rivendicare la paternità della loro opera, decretandola come unica e irripetibile e, in questo modo, possono trarci un guadagno, non solo tramite la vendita diretta, ma anche ottenendo una percentuale ogni volta che la loro opera viene successivamente rivenduta.

Si apre una nuova frontiera, un nuovo mercato destinato ad espandersi sempre più. Le piattaforme ci sono già e sono tante, e coloro che si occupano di digitale sono ancora più numerosi. Nell’attesa e nella speranza che la bolla si sgonfi piuttosto che scoppiare, gli NFT rappresentano un mercato da studiare: nuove dinamiche a tutela del diritto d’autore e del certificato li svecchiano e li trainano nell’era del 2.0, in cui l’oggi è già passato e il domani è sempre più rivoluzionario.

Per ulteriori approfondimenti:

https://www.wired.it/economia/finanza/2021/03/20/nft-arte-collezione-blockchain/

https://www.artrights.me/che-cosa-sono-gli-nft/

di Maria Eugenia Bavaro

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Maria Eugenia Bavaro
Fermamente attaccata alla realtà, pessimista di natura, dalla vena pragmatica. Per essere accettata dalla società prepara torte a ritmo di musica pop. Dalla facoltà di storia al dipartimento di editoria, dai beni culturali alla customer experience, tutte le scelte di vita che l'hanno portata a /culture.future/. Ai posteri l'ardua sentenza.