Il progetto RIVA

Un approccio visivo e sonoro al fiume

Lungo 241 km, l’Arno scorre intorno a numerose città e paesi della Toscana settentrionale, è l’emblema di Firenze, un tempo area ricreativa per i suoi abitanti e allo stesso tempo la loro più grande minaccia, durante la grande alluvione del 1966. Questo fiume ha una grande importanza per la sua città e i suoi abitanti, eppure per molto tempo è stato trascurato e perso di vista. 

Un fiume che evoca diverse associazioni, ricordi e sentimenti nelle persone che attraversano il suo percorso ogni giorno. Un fiume che fece più di cento vittime nel 1966 con la grande inondazione che quest’anno si avvicina al suo 55° anniversario, distruggendo parti della città e migliaia di opere d’arte. Una tragedia dopo la quale la città ha di fatto dimenticato le rive dell’Arno, guardandolo “da lontano” e perdendo però ogni intimità con il fiume. 

Il progetto RIVA ha stimolato per anni un’indagine critica e interdisciplinare che, attraverso la partecipazione di artisti, curatori, scienziati, biologi e architetti italiani e stranieri, ha posto le basi per la creazione di un parco fluviale nel cuore della città. Realizzato in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni (Centro Internazionale di Formazione alla Fotografia) e con Tempo Reale (Centro di Ricerca, Produzione ed Educazione Musicale), il progetto promuove, oltre a workshop, dialoghi e opportunità di formazione per artisti emergenti, la creazione e presentazione di originali ritratti visivi e sonori del fiume e della sua memoria, così come nuovi modi di vedere il fiume e le sue rive. 

La mostra interdisciplinare Progetto RIVA 2021, promossa dall’Associazione MUS.E con la direzione artistica di Valentina Gensini, attualmente in esposizione negli spazi di Murate Art District – MAD, offre una panoramica degli interventi più significativi degli ultimi cinque anni, a partire dal 50° anniversario dall’alluvione. In mostra negli spazi dell’ex complesso carcerario sono arte visiva, fotografie, installazioni artistiche, composizioni, video e opere sonore di più di venti artisti da tutto il mondo: un ritratto collettivo che mira a riscoprire il patrimonio ambientale e culturale legato al fiume, a far conoscere e ricordare, e a far luce sulle diverse relazioni con l’Arno.

Ad esempio, l’opera Fotoromanzo Italiano racconta in modo moderno e ironico la tragedia dell’alluvione di Firenze attraverso una narrazione sequenziale con fotografie in stile Pop e Démondé. L’opera è stata creata nel 2016, in occasione del 50° anniversario dell’alluvione, come risultato di un workshop sul fiume Arno con studenti e giovani artisti under 35 della Toscana.

Nella stanza adiacente, nella video installazione Il Diario Popolare del 2020, i residenti del fiume parlano dei loro ricordi personali e condividono aneddoti della loro vita sull’Arno e con l’Arno, sia nel bene che nel male; così Il Diario Popolare diventa un archivio di memorie collettive che continua a crescere e che rimane aperto alla partecipazione e alle contribuzioni. 

I Guess The River Never Knew di Alisa Martynova
I Guess The River Never Knew di Alisa Martynova
Ritratto di Adelmo di Alice Machado
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Un altro spazio è dedicato a quattro giovani artiste che hanno partecipato a un workshop di Paolo Woods ed Edoardo Delille e che affrontano in un progetto fotografico il rapporto tra il fiume e la comunità: il fiume viene mostrato come una vista quotidiana dalla finestra dei residenti, come catturato nelle opere I Guess The River Never Knew di Alisa Martynova. Grandi fotografie in cui il rapporto con il fiume è rappresentato dalla barriera fisica della propria casa, che separa i residenti dal loro ambiente naturale, mentre fornisce una finestra aperta che introduce il paesaggio fluviale come una membrana, una dimensione domestica che bilancia la distanza.
Un ricordo del passato ma anche una fusione con il tempo presente, come nell’opera Flow di Giulia Dari, realizzata elaborando digitalmente vecchie fotografie d’archivio della città di Pontassieve relative all’alluvione del 1966: opere fotografiche in cui passato e presente si sovrappongono in dimensioni spaziali e temporali, aprendo un dialogo alienato con lo spettatore. 
La terza, Alice Machado, ha realizzato il Ritratto di Adelmo, un’opera composta da migliaia di piccole fotografie che raccontano i luoghi, il lavoro e le azioni del signor Adelmo, un abitante di San Francesco che ha intrecciato la sua vita con le acque della Sieve, il maggiore affluente di destra dell’Arno. 

In modo più astratto si presenta l’opera La terza sponda del fiume: una fotografia a doppia esposizione stampata su organza e immersa nell’acqua. In questo lavoro Federica Gonnelli considera il fiume come simbolo del confine, ma anche come possibilità di un nuovo luogo da vivere e condividere, stimolando ispirazione, poesia e scambio.  

Ci sono anche molte opere da ammirare al piano successivo: l’artista albanese Adrian Pacis, con un’imponente installazione che si estende sopra le teste dei visitatori, rappresenta lo scheletro galleggiante di una barca con una coda di fili che illuminano l’ambiente circostante. Il silenzio è rotto solo dal suono di un generatore che attiva le fibre ottiche; un suono che, come in altre sue opere, ricorda i generatori che illuminavano le case in Albania, creando un paesaggio sonoro emozionale. Di queste luci si servirà la notte è un tentativo di creare un dialogo tra superficie e profondità, tra luce e buio; un dialogo innescato dall’uomo che non si aspetta di risolverlo, di rivelarlo, di portare tutto a conoscenza. 

In un’altra stanza è esposta l’opera Un passato fuori dal tempo (2019) dell’artista cinese Zhang Xiang: un paesaggio surreale, uno scenario post-apocalittico, disegnato a partire da oggetti ricoperti di fango trovati dall’artista sulle rive del fiume, ricordando la grande alluvione del 1966. Un’opera che evoca la spiritualità e il comportamento della comunità durante grandi eventi catastrofici, suggerita da piccole figure che, da un lato, mostrano la grandezza e la potenza della forza della natura contro il popolo, e allo stesso tempo simboleggiano la speranza e il ritorno a una nuova vita dopo il disastro.

Ci sono numerose altre opere e artisti esposti tra le mura dell’ex prigione, ma la mostra non si limita ai locali del Murate Art District e continua all’esterno, rivolgendosi verso il fiume e seducendo gli spettatori attraverso la potenza visiva e l’acustica. Già nel cortile i visitatori sono accolti dall’installazione sonora Autumn Lights on the Arno (2016) di Bernard Fort e dalle grandi fotografie di Edoardo Delille e Paolo Woods che si estendono sui vecchi muri esterni dell’edificio storico. L’installazione Living Lab (2021), progettata da LWCircus e realizzata da Giacomo Salizzoni, integra il suono e l’immagine attraverso l’olfatto: un corridoio ecologico piantato con piante di gelsomino ed erbe aromatiche, tipiche della Toscana, vuole evidenziare la possibile coesistenza di paesaggi urbani e naturali, fondendosi in un unico ambiente capace di generare consapevolezza ecologica e cultura. 

Una mostra multisensoriale che si estende sulle rive del fiume, che comprende anche l’installazione Terzo Giardino (2016), di Studio++: uno spazio verde che si estende su diecimila metri quadrati di terreno lungo la riva occidentale dell’Arno, invitando i visitatori a esplorare il giardino con la sua vegetazione spontanea e biodiversità. Al parco, visibile nella mostra in una fotografia aerea di Gabriele Galimberti, si accede da piazza Poggi. 

Allo stesso modo, Radio Papesse porta i visitatori direttamente sul fiume, disegnando una mappa della sua geografia emozionale attraverso audio documentari dedicati all’Arno durante una passeggiata lungo le sue rive dalla Biblioteca Nazionale all’Isolotto e ritorno a Piazza Pioggo della durata di circa due ore. Un progetto di narrazione sonora che dà spazio alla voce del fiume e della città che attraversa, ricco di storie legate all’Arno e completato dal sound design di Giulio Aldinucci.

La mostra è riuscita a raccontare il fiume Arno da diverse prospettive, sia in termini di soggetto che di scelta dei media e degli artisti, facendo luce sul rapporto tra uomo e natura in modo contemporaneo e sfaccettato. Il Progetto RIVA può essere visitato al MAD fino al 19 giugno ed è completato da vari programmi di accompagnamento ed eventi che avvicinano i visitatori al fiume, non solo teoricamente ma anche praticamente.

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Laura Vetter
Nata in Germania nel 1990, dopo la laurea in Fashion and Design Management e diversi anni di lavoro in agenzie di comunicazione di Berlino, ha completato il suo master in Arts Management a Firenze e Roma. I suoi passioni includono l'arte urbana, l'esplorazione di nuove culture e città, gli approcci interdisciplinari e non convenzionali e il buon vino rosso. Le piace soddisfare la sua curiosità con interviste ad artisti e promotori culturali.